di Stefano De Cristofaro
Per Mario Di Girolamo, attuale numero uno del Capistrello (Eccellenza) il calcio è davvero una questione di famiglia. Il 39enne portiere originario di Sora ha infatti avuto modo di giocare, nel corso della sua lunga carriera, assieme ai suoi tre fratelli, Daniele, Alberto e Lorenzo. «Io», spiega il diretto interessato, «sono il più grande dei quattro. Con Alberto (classe ’91, ndr) ho avuto modo di condividere, in passato, sia l’esperienza di Capistrello che quella con il Civitella Roveto, mentre col più piccolo, Lorenzo (classe ’92, ndr) ho giocato nel Salto Cicolano, nella Promozione laziale. Quanto a Daniele (classe ’89, ndr), ci gioco assieme adesso».
Ma la cosa non finisce qui, dato che nelle file della squadra marsicana milita attualmente anche il suo unico figlio Antonio (classe 2004), che i gol invece di evitarli li deve segnare, ricoprendo il ruolo di attaccante. Anche il padre però sembra cavarsela discretamente lontano dai pali, tant’è che proprio in occasione del debutto stagionale dei granata di mister Giordani, una delle due reti che sono valse il pareggio sul campo della Santegidiese, porta proprio la sua firma…
«È stata una casualità, ma voluta», sottolinea Mario Di Girolamo, ricostruendo i fatti, «nel senso che in occasione di una punizione a favore fischiata nella nostra metà campo, la mia intenzione iniziale era quella di lanciare il pallone (posizionato subito dietro la lunetta del centrocampo, ndr) verso i compagni di squadra posizionati nell’area di rigore avversaria. Alzando lo sguardo mi sono però accorto che il mio collega di ruolo era posizionato qualche metro avanti rispetto alla linea di porta e così, confidando nella lunga gittata dei miei rinvii ho deciso di provarci ed è andata bene, anche grazie ad un pizzico di fortuna. Semmai», aggiunge l’estremo difensore marsicano, “mi è sinceramente dispiaciuto per Mattia (Venditti, il giovane numero della Sant, ndr), col quale ho lavorato tempo fa e dunque conosco personalmente. È un ottimo portiere, che a fine gara ho cercato di consolare ed incoraggiare perché questo genere di cose sono abbastanza frequenti per chi ricopre il nostro ruolo e devono scivolarci addosso, quando capitano. E sono convinto che sia stato così anche per lui, o almeno glielo auguro».
In tal senso, comunque, Di Girolamo è “recidivo”, avendo avuto un precedente analogo qualche anno fa.
«Vero», conferma, «anche se lì prevalse soprattutto la componente fortuna. Si trattava della sfida di andata del primo turno dei play-off nazionali di Eccellenza. Io militavo nel Paterno ed ospitavamo i laziali del Serpentara (poi promosso, ndr), battuti all’andata per 3-1 ma impostisi al ritorno col punteggio di 5-0. La mia fu la rete dell’1-0, segnata con un rinvio dalla mia area di porta. In quel caso però volevo davvero servire il mio compagno di squadra Marcos Bolzan ma, complice il forte vento, il pallone prese una traiettoria imprevista e dopo un rimbalzo entrò in porta, lasciando di sasso il portiere avversario».
Mai pensato di battere i rigori o qualche calcio piazzato dal limite?
«No, ma un pensierino l’ho fatto al riguardo e prima di smettere vorrei togliermi almeno la soddisfazione di provarci, dal dischetto», confessa Di Girolamo, la cui carriera conta oltre 600 presenze (tra Eccellenza e Promozione) e una quarantina di rigori parati.
Una carriera iniziata dalle giovanili del Sora fino alla prima squadra ciociara (all’epoca militante in serie C1) e proseguita poi a Luco dei Marsi, Roccasecca, Civitella Roveto, Paterno, Salto Cicolano e, più di recente, Capistrello. Quattro invece i campionati vinti (con Civitella Roveto, Paterno e due volte a Sora), in aggiunta ad un secondo posto nel torneo Dante Berretti (finale persa contro la Juve) e alle due convocazioni nella rappresentativa Under 21 di serie C. Questo il palmares della “Secca“: questo il soprannome affibbiatogli in gioventù dai suoi compagni di squadra.
«In dialetto la Secca sarebbe la pulce e mi chiamavano così perché saltavo da un palo all’altro», spiega ridendo Di Girolamo, che dopo la prodezza con la Santegidiese è stato letteralmente subissato di messaggi.
«Molti complimenti ma anche parecchi sfottò», ammette, «e tra i tanti mi hanno fatto enorme piacere la telefonata di mister Iodice e quella di un altro mio ex compagno di squadra, l’attuale trequartista del San Benedetto Venere Giuseppe Catalli, che ha esordito chiamandomi bomber. Se posso però», l’ultimo desiderio del portiere-goleador in forza al Capistrello, «ci terrei a dedicare questa rete ai miei famigliari, nessuno escluso, avendomi in tutti questi anni sempre seguito e sostenuto con grande affetto».