Una società giovane, ricostituita sulle ceneri di una matricola di grande tradizione. Questa è la genesi dell’Angizia Luco, club di Luco dei Marsi, paese di appena 6 mila anime con un glorioso passato nel calcio professionistico e giovanile, che in poco tempo sta tornando ad essere una grande realtà anche in ambito giovanile, ma anche e soprattutto un bell’esempio di integrazione.
Il sodalizio luchese attinge ad un bacino di abitanti “autoctoni” e della numerosa comunità marocchina da diversi anni stanziata a Luco. Basti pensare che il 50% dei tesserati è costituito da ragazzi originari del Marocco e la squadra Under 17 è costituita addirittura per il 70% da ragazzi di origine maghrebina.
“Siamo una realtà giovane – spiega il responsabile del settore giovanile Renato Venditti – costruita soltanto tre anni fa e quest’anno ci siamo uniti con la prima squadra, arrivando a 130 tesserati, di cui novanta facenti parte della scuola calcio e che sono allenati da mister Luigi Scala per i Pulcini 2013-2014, Luca Morisi e Vittorio Scafati per gli Esordienti, infine Antonella Bianchi e Lorenzo Pergolini per i Primi Calci e Piccoli Amici”.
Quest’anno i risultati stanno premiando particolarmente la squadra Under 15, seconda nel campionato provinciale di categoria ad un turno dal termine della regular season. Il tutto con un gruppo di ragazzi esclusivamente residenti a Luco dei Marsi, ma anche in questo caso con una cospicua presenza di ragazzi della locale comunità marocchina.
Grazie al calcio si superano barriere come la conoscenza della lingua italiana (che per alcuni di questi ragazzi non è ancora ottimale) oppure situazioni decisamente più complesse come quella di Anas Mountassir che ha perso il padre lo scorso anno e vive in un contesto familiare molto difficile ma grazie ad un pallone si sta riscattando, mettendosi in mostra come valido centrocampista nella formazione Under 15.
“Vorremmo crescere come società, riuscendo a portare tutte le nostre squadre nei campionati regionali. Abbiamo purtroppo attualmente problemi con le nostre strutture: nonostante ci siano tre campi nel nostro paese e questo al momento è il nostro principale limite”, conclude il responsabile Venditti. Un limite da superare seguendo l’esempio di questi ragazzi in grado di unire due comunità.
di Mattia Di Battista