di Stefano De Cristofaro
“Chiusa una porta, si apre un portone”. Il famoso detto, attribuito allo scienziato scozzese Alexander Graham Bell, sembra calzare a pennello a Federico Del Grosso, ex calciatore professionista nonché allenatore attualmente libero da impegni, complice il divorzio in corso d’opera dalla panchina della Vastese, patito all’inizio di quest’anno.
«Preferirei non entrare nel merito» – la richiesta della bandiera giuliese – «perché il ricordo è ancora fresco e doloroso. Posso solo dire che, se è vero che in virtù di questo triste epilogo ho potuto conoscere, sulla mia pelle, l’esistenza di determinate persone, si tratta pur sempre di un’esperienza formativa di questa mia seconda vita professionale.
Esperienza che comunque non cancella assolutamente, né li rovina i ricordi dei sei mesi vissuti a Vasto: bellissimi sia dal punto di vista umano che professionale.
Ovviamente resta il grande dispiacere per essere stato costretto a interrompere bruscamente il percorso intrapreso, ma anche questo mi sarà utile in seguito quando, e spero presto, riprenderò altrove la mia attività da allenatore».
Iniziata qualche anno fa proprio nella sua Giulianova (due stagioni in serie D) e poi proseguita, sempre in serie D, alla guida del Nereto e, in Eccellenza, sulle panchine del Castelnuovo e della già citata Vastese.
«A tal proposito» – la richiesta di Federico – «ci terrei tanto a ringraziare l’allora presidente giuliese Luciano Bartolini, che nel 2019 mi diede la possibilità di debuttare in un campionato così importante e per di più alla guida della squadra della mia città, fermo restando che ogni formazione allenata mi ha regalato emozioni, aiutandomi nel percorso di crescita personale».
A cui ha di sicuro contribuito anche la sua precedente carriera di calciatore professionista, iniziata anch’essa nelle file del Giulianova (la città in cui è nato e tuttora risiede, assieme alla compagna e a una figlia di sedici anni) e poi proseguita, tra B, C1 e D, nelle file di Treviso, Ternana, Pro Patria, Chieti e di nuovo Giulianova, con la cui maglia centrerà una promozione in serie D e ben tre Coppe Italia.
Tanti di conseguenza gli aneddoti relativi a quel periodo, compresa l’esperienza fatta con l’Inter, società alla quale fu dalla Ternana ceduto proprio nell’anno del triplete, per poi essere girato dai nerazzurri in prestito alla Pro Patria e di lì a poco essere frenato dalla rottura del malleolo.
Simpatico, quanto curioso poi, l’episodio di cui fu invece protagonista assieme al fratello gemello Cristiano, quando i due militavano assieme nel Giulianova: «Durante la gara casalinga col Foggia» – ricorda sorridendo il diretto interessato – «mi capitò di essere espulso al posto di mio fratello perché l’arbitro era stato tratto in inganno dalla nostra somiglianza».
I due, oltre a essere davvero due gocce d’acqua, sono legatissimi tra loro: «Siamo in costante contatto» – sottolinea Federico – «soprattutto adesso che anche lui ha intrapreso la carriera di allenatore, dopo quella vissuta da giocatore, con tanti campionati di A alle spalle. Motivo per il quale ci confrontiamo spessissimo, perché lui rappresenta per me una continua fonte di ispirazione e crescita. Peccato che non sia sempre possibile farlo dal vivo, dato che adesso si trova in Sicilia, dove allena l’Under 17 del Palermo, con cui sta facendo benissimo. Inutile dire che tra i due il più bravo a giocare era di gran lunga lui e per il bene che gli voglio, spero di cuore che sarà così anche da allenatore».
Tornando alla sua, di carriera, iniziata col debutto a soli 16 anni in un Giulianova-Avellino di serie C, tra i ricordi indelebili un posto speciale è sicuramente occupato dal gol segnato, quando giocava per la Ternana, in un derby col Perugia e proprio sotto la curva occupata dai sostenitori biancorossi. Terni, del resto è una delle città più care a Del Grosso, come lo sono state del mi è capitato di giocare» – spiega – «ho lasciato tanti amici, con molti dei quali mi sento. Tra i più assidui cito Mateus Dos Santos e Marco Rigoni, oltre all’attuale allenatore del Teramo Marco Pomante, col quale mi confronto spesso per questioni tecniche e tattiche. Invece, tra i vari avversari con cui mi sono fronteggiato in carriera, quelli che ritengo in assoluto più forti sono sicuramente Barzagli, Mascara, Bonocore, Borriello e Foggia, ma sono i primi nomi che mi vengono in mente, avendone davvero incontrati tantissimi».
3-5-2 o 3-4-3 i suoi moduli preferiti da allenatore, mentre per quel che concerne l’eventuale ispirazione, Del Grosso risponde così: «Di tecnici importanti ne ho avuti diversi, e da tutti ha cercato di prendere il meglio, provando ovviamente ad aggiungerci qualcosa di mio. Se devo però fare un nome su tutti, non posso non menzionare Francesco Giorgini, essendo colui che mi ha dato la possibilità di fare una lunga carriera da calciatore, e Marco Giampaolo, che mi ha fatto crescere e insegnato tantissimo a livello tattico».
In questi mesi ha continuato a seguire l’Eccellenza o si è dedicato ad altri campionati?
«Avendo più tempo libero a disposizione mi sono mosso tantissimo, cercando di seguire dal vivo più partite possibili, tra Eccellenza, Promozione e anche serie D, oltre ad andare, quando posso, a trovare mio fratello per vedere come lavora e seguire anche la prima squadra del Palermo.
Mi capita inoltre spesso di frequentare la casa di Giampaolo per studiare calcio con lui ed è sempre un’emozione unica, per me. Spero infine di poter sfruttare questi mesi per un’esperienza all’estero, avendo il desiderio di conoscere le metodologie calcistiche di altri Paesi, e in particolare dell’Inghilterra.
Il tutto in attesa di poter tornare presto in pista perché quella dell’allenatore è la mia grande passione ed è ciò che mi stare bene».
Calcio ma non solo, nella vita di Federico Del Grosso.
«É verissimo» – conferma in conclusione – «avendo una figlia che ha intrapreso uno sport affascinante come il pattinaggio. La seguo spesso ed è davvero emozionante starle dietro e assistere in prima persona alla sua crescita: non solo sportiva ma anche sotto il profilo studentesco».