Una società di grande tradizione che ha sfornato in passato alcuni calciatori che hanno fatto molta strada nel calcio professionistico come Moris Carrozzieri e Domenico Di Cecco (per citarne un paio) che ha sempre primeggiato in ambito giovanile e punta a primeggiare anche nel campo dell’inclusione.
Si parla del River Chieti ’65, storico sodalizio teatino attivo a livello di settore giovanile da ormai sessant’anni e che attualmente conta circa 400 giovani atleti tesserati. Tra questi ci sono quattro ragazzi speciali ai quali il club rosanero tiene particolarmente. Tra le sue file infatti ha accolto di recente quattro tesserati portatori di autismo e deficit mentale per un bel progetto di inclusione sociale attraverso lo sport. Il più adulto ha 26 anni, è affetto da deficit mentale e ricopre la mansione di collaboratore tecnico nella squadra Allievi, e gli altri tre sono dei ragazzini di età compresa tra gli 8 e i 10 anni affetti da forme di autismo più o meno lievi che si allenano con le squadre dei primi calci e dei pulcini, ovviamente assistiti da dei tutor.
“La nostra società è presente nel panorama giovanile da ben sessant’anni. Certamente oggi fare calcio giovanile è totalmente diverso perché i ragazzi hanno diverse alternative. È cambiata anche la società e con essa il rapporto con i genitori. Cerchiamo di fare sempre bene e quest’anno tutto sommato abbiamo raccolto il giusto”, afferma il presidente Riccardo Bassi.
Il risultato più bello però rimane quello raggiunto con il progetto “Un calcio insieme”, un vero e proprio gol in favore dell’inclusione, che vale molto più di un campionato o di una finale vinta.
di Mattia Di Battista