di Stefano De Cristofaro
La scelta di dedicare un paio di puntate della rubrica in questione alle squadre abruzzesi impostesi nelle edizioni più recenti del Torneo delle Regioni, vuol essere una sorta di buon auspicio per tutti quei ragazzi e quelle ragazze che, con relativi staff tecnico-dirigenziali, si apprestano a rappresentare l’Abruzzo nell’edizione 2023 di una manifestazione assai cara a questo Comitato.
Che tanto si è speso e si spende nella lunga fase di avvicinamento ad un Torneo che, è bene sottolinearlo, torna dopo un periodo di sosta forzata dovuto al Covid. Il che rende ancor più importante questo doppio appuntamento primaverile, che in passato ha regalato parecchie soddisfazioni al movimento calcistico regionale, sia per quel che riguarda le rappresentative di calcio a undici sia per quelle di futsal.
A queste ultime è dedicato l’attuale servizio, essendo esse le prime a scendere in campo dall’1 all’8 aprile prossimi, in Veneto.
Ebbene, se si restringe il campo al Secondo Millennio, escludendo dal computo i titoli assegnati d’ufficio nel 2009, anno del tragico terremoto aquilano, sono tre i successi abruzzesi conseguiti nel futsal, e due di questi (precisamente le edizioni 2012 e 2016) ascrivibili all’allora responsabile tecnico Ennio Marianetti.
«Difendere i colori della nostra regione» – sottolinea il diretto interessato – «è stato un onore che mi ha regalato sensazioni uniche. Soprattutto per il fatto di essere riusciti ad arrivare sino in fondo. Le finali, ovviamente, sono le partite che più di tutte sono rimaste impresse nella mia mente, sia pur per motivi differenti.
Nell’edizione disputata in Valle D’Aosta, ad esempio, vincere il titolo a spese della squadra di casa è stato difficile e al tempo stesso esaltante. Avevamo per ovvie ragioni tutto il tifo contro, il che ha raddoppiato la soddisfazione per l’impresa centrata.
Quanto poi all’edizione svoltasi in Basilicata, la finale ci riservò un autentico squadrone come quello della Puglia, contro cui demmo vita a un incontro davvero avvincente e memorabile, essendosi risolto solo dopo i tempi supplementari».
Facile immaginare quindi la gioia al triplice fischio arbitrale… «Irrefrenabile» – conferma Marianetti – «e fu una vera liberazione per noi, al termine di una sfida durissima e, nel nostro caso, giocata per lunghi tratti con il portiere di movimento».
Il segreto di questi due successi? «Più che di segreto preferirei parlare di un elemento, che a mio avviso ha accomunato le due rappresentative abruzzesi vincitrici di altrettante edizioni del Trofeo delle Regioni: la coesione del gruppo e l’ attaccamento alla maglia evidenziato per l’occasione da tutte le atlete in rosa.
Un gruppo granitico comprendente anche i due staff tecnici e dirigenziali, altrettanto importanti. Componenti senza le quali non sarebbe stato possibile raggiungere un simile e straordinario traguardo».
Assai più loquace, rispetto a mister Marianetti, appare Riccardo Di Deo, responsabile tecnico della rappresentativa di calcio a 5 femminile impostasi nell’edizione 2019, ovvero in occasione del più recente titolo vinto dall’Abruzzo.
«Per me» – spiega – «è stata una esperienza davvero unica e fonte di infinita gioia: sia per come quella avventura è nata, sia per il modo in cui si è poi sviluppata, man mano.
Soddisfazione peraltro doppia, avendomi dato l’opportunità di rifarmi della prematura eliminazione patita nell’edizione disputata in Puglia e che ci vide uscire ai quarti di finale.
Una vera e propria rivincita personale, che mi ripagò di alcune critiche ricevute. Restando comunque all’edizione 2019, ricordo che assunsi la guida in corsa, sostituendo Ennio Marianetti a preparazione già iniziata, che io poi proseguii fino ad arrivare alla scelta finale delle dodici ragazze da portare con me in Basilicata.
Selezione dolorosa ma necessaria tanto che, come spesso accade in situazioni simili, innescò anche qualche polemica, da parte di quei club che si ritenevano in qualche modo defraudati dalle mie scelte.
E in tale circostanza fu molto importante la posizione della Figc, che mi fece da scudo difendendo e appoggiando quelle decisioni, peraltro obbligate, visto che il tetto delle dodici convocazioni è stabilito dal regolamento e non certo dal sottoscritto».
Qualche aneddoto da rivelare? «Ce ne sono tanti, a cominciare dalla sera in cui arrivammo in albergo e non avendo ancora deciso a chi affidare la fascia di capitano, saltai addirittura la cena per dirimere una volta per tutte la questione. Ricordo che mi consultai col mio secondo, Marcello Mascitti, condividendo con lui quello che era il mio pensiero, ovvero di non affidare il ruolo a Marina Ferretti, che di tornei del genere ne aveva già disputati cinque o sei, vincendone pure un paio.
Ed in effetti oltre ad aspettarselo, se lo sarebbe anche meritato, proprio per via dei suoi trascorsi. Io però quell’anno in squadra avevo un vero fenomeno, rispondente al nome di Giorgia Verzulli, la cui personalità straripante aveva creato un certo clima all’interno dello spogliatoio.
E credo che l’aver affidato a lei quella fascia rappresentò la vera svolta nel torneo. Scelta della quale misi subito al corrente la Ferretti, chiamandola in disparte e spiegandole le ragioni della mia decisione. E devo dire che, confermando di essere una grande persona oltre che un’ottima giocatrice, Marina disse che per lei non c’era alcun problema. Lo stesso feci poi con Giorgia, che avevo voluto responsabilizzare in maniera ulteriore, affinché fosse lei, e non viceversa, a trascinare il resto del gruppo, cementandolo in maniera definitiva».
Si aspettava un simile, trionfale epilogo? «Dire di sì potrebbe sembrare da presuntuosi» – la replica di Di Deo – «ma devo ammettere di aver avuto la fortuna e l’onore di poter gestire una squadra davvero fortissima, al punto da dover dare ragione a chi, tra il serio e il faceto, mi dicevo che io, in un contesto simile, avrei potuto solo fare danni. Se devo quindi riconoscermi un merito, credo sia stato proprio quello di essere riuscito a normalizzare, più che allenare, un gruppo del genere, così ricco di primedonne».
Cosa le ha lasciato quella esperienza? «Al di là dell’ovvia soddisfazione legata alla vittoria finale, mi tengo ben stretto lo splendido rapporto instaurato con tutti, ma proprio tutti i miei compagni d’avventura. A cominciare ovviamente dalle ragazze, con le quali mi sento tuttora a distanza di qualche anno.
Lo stesso dicasi per il mio vice, il già citato Marcello Mascitti (collaboratore tecnico e preparatore dei portieri, ndr), eccezionale per come seppe gestire i due portieri Marika e Ilenia, in concorrenza tra loro per il ruolo da titolare. E avendo piena fiducia in lui, fu proprio Marcello ad occuparsene, e in maniera a dir poco egregia. Ricordo le nottate trascorse in camera a parlare, con lui, della situazione da gestire, su quanto fatto e quanto da fare.
Nella lunga lista di ringraziamenti c’è poi Grazia Semeraro (preparatore atletico, ndr), altro elemento prezioso dello staff incaricato di gestire un gruppo simile, così come Giovanni Troilo (dirigente accompagnatore, ndr), persona competente come poche e sempre disponibile e pronta a dare una mano all’occorrenza.
Altra doverosa citazione va al massaggiatore Urbano Sulpizio, una sorta di confessore per le ragazze, e dunque particolarmente prezioso per capire e carpire gli umori delle atlete nel corso dell’intera manifestazione. E non vanno dimenticati nemmeno elementi quali il medico sociale, dottor Pedro Raschiatore, che aveva sempre una parola giusta al momento giusto, il magazziniere Bruno Pompei, una vera e propria forza della natura, e il delegato regionale del calcio a cinque Salvatore Vittorio, al quale devo tanto avendo creduto in me sin dal principio.
Ma mi piace chiudere questo elenco con i due presidenti: l’attuale, Ezio Memmo, all’epoca capo Delegazione, che ci fu molto vicino in quella bellissima avventura, e il presidente di allora Daniele Ortolano, che ebbi il piacere di conoscere in occasione della festa per il titolo organizzata successivamente ad Ortona, nella mia città.
E non dimentico infine» – la postilla del ct – Davide Giffi, commissario tecnico delle varie rappresentative regionali di calcio a cinque, col quale mi ritrovai in sintonia, nonostante qualche incomprensione avvenuta in occasione della già citata edizione pugliese, tanto che fu proprio lui a scegliermi».
Parafrasando il famoso film, è lecito dunque parlare di “Settimana da Dio”? «Non voglio arrivare a tanto, ma di sicuro furono sette giorni vissuti in maniera intensa e per questo indimenticabile, tra il lavoro in campo, le partite e le chiacchierate nei rari momenti di relax.
Quelli cioè che ci si riusciva a ritagliare di sera, quando le ragazze erano già a letto e noi dello staff ci ritrovavamo davanti a una birra, per consultarci e stabilire come motivare il gruppo prima di ogni appuntamento. E in quei frangenti» – rivela Di Deo – «sia Roberto Stanchi allenatore dell’allora rappresentativa Giovanissimi, sia Gianluca Rocchigiani, responsabile tecnico di quella Allievi, mi furono di grande aiuto, da quel punto di vista. Chiudo con un ultimo ricordo, anch’esso bellissimo, e relativo alle frasi che, una volta conquistato il titolo, ci scambiammo con ciascuna delle ragazze. Parole e momenti che conserverò per sempre nel mio cuore».
Nella foto le campionesse del 2012
IL CAMMINO DELL’EDIZIONE 2012
PRIMA FASE: Abruzzo-Veneto 5-3; Calabria-Abruzzo 1-3. SEMIFINALE:
Lazio-Abruzzo 2-4. FINALE: Puglia-Abruzzo 1-2 (dts).
IL CAMMINO DELL’EDIZIONE 2016
PRIMA FASE: Abruzzo-Umbria 4-2; Sardegna-Abruzzo 1-12; Abruzzo-Lombardia 2-2. QUARTI DI FINALE: Veneto-Abruzzo 3-5. SEMIFINALE:
Abruzzo-Puglia 5-1. FINALE: Piemonte-Abruzzo 5-7.
IL CAMMINO DELL’EDIZIONE 2019
PRIMA FASE: Sicilia-Abruzzo 4-5; Umbria-Abruzzo 3-5. QUARTI DI FINALE: Basilicata-Abruzzo 2-7. SEMIFINALE: Veneto-Abruzzo 1-2. FINALE: Lazio-Abruzzo 1-3.