Prima della Serie A, prima della Nazionale, prima di assurgere a campione di statura Mondiale Giancarlo Antognoni, l’attuale Capo Delegazione dell’Under 21, un’icona del calcio globale, ha mosso i primi passi da giocatore sui campi dei campionati dilettantistici. Antognoni è la persona ideale per dare un contributo importante al panel di “Quarto Tempo”: “Generazioni vincenti: l’ITALIA degli ultimi titoli mondiali” in programma venerdì 24 Ottobre alle 18.00 nella “Sala Dei Trofei” della Fiera di Ferrara.
“L’esperienza in Serie D mi è servita molto” – ha sottolineato il Campione del Mondo del 1982 – “È sempre importante partire dal basso per provare ad arrivare in alto. La gavetta mi ha migliorato sotto ogni aspetto, sia come giocatore che come persona: avevo appena 16 anni e mi sono costruito lì”.
Nell’attuale Nazionale U21 giocano Brando Moruzzi e Tommaso Berti che provengono da club dilettantistici ed hanno vestito le maglie delle Rappresentative LND. Due esempi che dimostrano la solidità delle fondamenta del calcio italiano.
“Si chiama calcio di base non a caso: è la base di tutto” – ha dichiarato Antognoni – “Per diventare giocatore di alto livello è ovvio che serve avere delle doti importanti, ma non si può prescindere da un giusto addestramento da parte di chi insegna e che quest’ultimo abbia l’obiettivo di migliorare i ragazzi sotto il profilo tecnico, tattico e umano. È fondamentale che nella crescita dei giovani ci siano persone adatte a insegnare”.
Nel calcio, un ragazzo su duemila ce la fa ad arrivare nel professionismo. E’ importante quindi lavorare sul percorso a prescindere dall’obiettivo.
“Un giovane deve avere passione, innanzitutto e poi, se vuole arrivare lì su, deve essere disposto anche a fare qualche sacrificio” – ha ricordato Antognoni – “Infine, è importante l’appoggio della famiglia: non bisogna forzare la mano ai giovani per provare a farli diventare giocatori a tutti i costi e non bisogna costringerli a fare i calciatori, bensì lasciarli in primis liberi di divertirsi ed esprimersi”.
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