Il calcio femminile e la sua cultura al centro dell’intenso pomeriggio di ieri all’Aquila, dove LND e FIGC si sono confrontate sugli asset di una disciplina che, a partire dai Mondiali del 2019, ha ripreso la sua corsa, crescendo e gettando basi importanti per il futuro. Auditorium del GSSI affollato da calciatrici abruzzesi di ogni età, appassionati e tifosi della Nazionale femminile, che hanno ascoltato con interesse e curiosità le relazioni moderate dalla giornalista de Il Sole 24 Ore e autrice di Gameday, Monica D’Ascenzo. Tanti i temi sul tavolo, dal reclutamento alla formazione, dalle risorse alla comunicazione. Molto emozionante la visita della CT Milena Bertolini allo Stadio Gran Sasso d’Italia, dove ha incontrato la selezione Under 15 femminile regionale.
Di seguito i contributi delle protagoniste e dei protagonisti del convegno “Il Calcio femminile, per NOI una questione di CULTURA”, moderato:
Concezio Memmo, presidente LND Abruzzo: Dobbiamo abbattere i muri che hanno bloccano l’attività femminile, perché le donne sono un pilastro fondamentale della nostra società, e senza di loro le strutture non reggono. Siamo contro ogni pregiudizio, e vogliamo lavorare per intercettare – soprattutto tramite le scuole – un numero maggiore di bambine ed adolescenti. Più tesserate e più cultura sportiva del calcio femminile: è questa la nostra ricetta per il presente e per il futuro.
Giancarlo Abete, presidente LND: Apprezzo molto la proiezione verso il futuro del Comitato Regionale Abruzzo. Di fronte ai numeri non eccezionali, state comunque investendo in prospettiva sul calcio femminile. È proprio dai territori, ognuno con le proprie peculiarità, che devono partire i progetti necessari a rendere “praticabile” e “sostenibile” il calcio femminile, che da qualche anno a questa parte sta mostrando enormi potenzialità sotto molteplici punti di vista.
Elena Linari, calciatrice AS Roma e Nazionale: Essere qui oggi è già una conquista. Vedere questa risonanza e questa visibilità di cui godiamo è il segno di un cambiamento. Un cambiamento che diverse generazioni di calciatrici hanno costruito con pazienza e grandi sacrifici, perché nel passato questa attività era molto difficile da praticare per i tanti ostacoli sportivi, culturali e per la mancanza di risorse. Penso che l’attività mista maschi/femminine nei primi anni di calcio sia la strada giusta per dare a tutte una prospettiva di crescita.
Elisa Bartoli, calciatrice AS Roma e Nazionale: La mia passione nasce dai cortili e dai quartieri romani. Dopo un lungo peregrinare e tanti sacrifici, oggi vesto le maglie della Roma e della Nazionale, e posso vivere in prima persona il passaggio al professionismo. Servono ancora investimenti importanti – dalla base al vertice – per dare un futuro solido al calcio femminile. Il mio sogno è uno Stadio Olimpico pieno in ogni ordine di posti per seguire le nostre partite, così come abbiamo visto a Barcellona e in altre realtà europee.
Cristiana Capotondi, Capo Delegazione Nazionale femminile: La mia storia con il calcio nasce dalla passione di mio nonno, che mi portava allo stadio e mi ha fatta innamorare di questo sport. Oggi le ragazze della Nazionale vengono riconosciute e trattate come campionesse, come è giusto che sia. Tutto è partito dagli ultimi Mondiali, quando il popolo italiano ha scoperto un nuovo mondo, dimostrando di amare ed apprezzare queste ragazze e tutto il calcio femminile.
Laura Tinari, responsabile Calcio femminile LND Abruzzo: Stereotipi e pregiudizi, carenza di ragazze interessate a giocare e difficoltà nel reperire le risorse economiche necessarie a portare avanti i progetti sono le tre criticità che stiamo affrontando e tutte si contrastano attraverso la comunicazione, perché solo parlandone si fa emergere questo settore, e la formazione, perché dia alle società staff preparati. Il calcio femminile è fatto di dinamismo, positività e determinazione e vorrei che le bambine abruzzesi vedessero nella nostra Eccellenza femminile ciò che vedo io, ossia la vera Eccellenza del calcio regionale, un modello a cui guardare. Tutto quello che facciamo, lo facciamo perché siamo tutti convinti che il calcio femminile sia la grande opportunità che tutto il nostro sistema ha per crescere e migliorarsi e nel nostro piccolo intendiamo dare il nostro contribuito perché ciò avvenga. Sono queste le pari opportunità che possiamo dare alle nostre ragazze.
Maria Giulia Vinciguerra, presidente corso di laurea Scienze Motorie Univaq: Lavorare sulle scuole è fondamentale per avviare allo sport più bambine e più ragazze. È necessaria anche una svolta culturale nel mondo dell’insegnamento, che spesso discrimina le studentesse – e gli studenti – che praticano sport. La cultura e la conoscenza sono le armi in nostro possesso per scardinare ogni idea sbagliata e pregiudizievole sul calcio femminile: le ragazze, specie nella fascia di età pre-adolescenziale, possiedono doti fisiche, volontà e forza d’animo anche superiori a tanti colleghi maschi.
Milena Bertolini, CT Nazionale femminile: Con l’avventura mondiale del 2019 è avvenuto un vero e proprio riscatto per il calcio femminile italiano. Il passaggio al professionismo, ottenuto proprio in questi giorni, rappresenta un grande passo in avanti sotto il profilo delle tutele. Anche in passato si chiedevano alle ragazze prestazioni da professioniste, ma il trattamento economico e gestionale era assolutamente insufficiente, e molte ragazze si ritrovavano a gestire sport e lavoro con grandi difficoltà. Le cose stanno finalmente cambiando, grazie alla cultura e agli investimenti. Non fermiamoci e lavoriamo tutti insieme per continuare su questa direttrice.