La crisi afghana preoccupa il mondo intero. Le notizie allarmanti che leggiamo ci riportano indietro di anni e gettano un velo nero sulle piccole conquiste fatte con fatica. In questo caos internazionale, anche il calcio si trova a subire terribili conseguenze, in special modo quello femminile.
Il calcio, che in Afghanistan è un simbolo di emancipazione e resistenza, una vera e propria forma di attivismo, era un settore già a rischio anche senza il regime talebano, ma nonostante ciò era riuscito a prendere piede e a coinvolgere circa mille atlete in tutto il Paese, nonostante il velo, nonostante le partite giocate a porte chiuse, che non sono altro che ulteriori modi di segregazione di queste ragazze.
Ci sono tante storie di giocatrici che sono state costrette a fuggire come quella di Nadia Nadim, 33 anni naturalizzata danese, con una terribile storia alle spalle e diventata simbolo dell’emancipazione femminile, vincitrice del Campionato francese col PSG e che attualmente gioca negli Stati Uniti.
In questi giorni si è molto parlato delle calciatrici dell’Herat, formazione campione dell’Afghanistan, e di quelle della nazionale femminile che chiedevano aiuto per poter lasciare il Paese e sfuggire alle ritorsioni dei talebani. Per aiutarle era scattata una vera e propria gara di solidarietà nel mondo del calcio italiano e internazionale: la nostra Figc è scesa in campo, offrendo la propria disponibilità ad accogliere, presso il Centro Tecnico Federale di Coverciano, calciatrici e calciatori, che dovessero ottenere rifugio nel nostro Paese. Ci sono poi il Palermo calcio o Massimo Ferrero, che per la sua Sampdoria aveva detto «Sono pronto ad accogliere una campionessa del calcio afghano. Lo sport in questo caso è solo un pretesto, il mio è un messaggio di fratellanza e di solidarietà». Per fortuna le ragazze, insieme a diversi altri atleti, sono riuscite a trovare rifugio in Australia, tramite l’aiuto del sindacato mondiale dei calciatori, la Fifpro che ha dato l’annuncio della bella notizia.
Il mondo del calcio italiano è convinto che a nessuno e nessuna possa essere impedito di calciare un pallone o vivere il sogno di diventare una calciatrice o un calciatore ed è per questo che il Comitato Regionale Abruzzo segue la situazione e tramite la Responsabile del Calcio Femminile, Laura Tinari, esprime la sua vicinanza a queste atlete: “Il calcio femminile è ovunque nel mondo un mezzo di emancipazione per le bambine e le giovani donne, naturalmente questo vale soprattutto in Paesi particolari e a rischio sotto il profilo della parità di genere e più in generale sotto quello del rispetto dei diritti umani, che ogni giorno vengono messi in discussione, esattamente come sta accadendo in Afghanistan. Il nostro calcio è vicinanza, attenzione e inclusione e se ce ne fosse l’opportunità saremmo felici di accogliere nelle nostre società queste atlete, perché come ha detto il presidente Gabriele Gravina anche noi vogliamo dare il nostro contributo per aiutare il calcio a segnare il gol più bello”.
Anche il presidente C.R. Abruzzo Concezio Memmo si dice molto preoccupato: ‘Il calcio è simbolo di libertà, di scelta, di uguaglianza, di inclusione: le differenze che siano di genere, di colore della pelle o di provenienza non sono motivi di conflitto ma, al contrario, di crescita culturale e umana. Il calcio permette a tutti di sognare e nessuno ha il diritto di infrangere i sogni di bambine e bambini, di ragazze e ragazzi, costringendoli a fuggire dalla propria casa e a non praticare più lo sport dei propri sogni. Noi istituzioni sportive, insieme a quelle politiche, abbiamo il dovere, un vero e proprio obbligo morale, di difendere in tutte le maniere possibili la libertà di sognare di queste atlete e atleti e di offrire il massimo sostegno possibile”.