di Stefano De Cristofaro
Roberto Prosia è l’uomo dei record.
A dirlo, del resto, sono i numeri messi assieme nella stagione 2010/2011 quando, alla guida del Cerchio, vinse il campionato di Seconda categoria chiudendo con ventinove successi su trenta ed eguagliando il primato di vittorie iniziali (venticinque) sino ad allora detenuto dagli scozzesi del Celtic.
«Fatte le debite proporzioni, un traguardo di cui vado orgoglioso, assieme ai miei ragazzi e alla società dell’epoca» – tiene a sottolineare il diretto interessato, che nella vita di tutti i giorni si occupa di salute e sicurezza nel lavoro in ambito edilizio, ricoprendo la carica di RLST (rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale).
Un ruolo importante e allo stesso impegnativo, che ha cercato, come meglio poteva, di conciliare con la sua grande passione per il calcio.
Praticato dapprima da giocatore dilettante (in Prima e Seconda categoria) vestendo le maglie del Pescina e della Venere Calcio, per poi intraprendere la carriera da allenatore.
Vissuta senza mai allontanarsi troppo da Pescina, il paese in cui è nato (il 2 ottobre del ’64) e tuttora risiede, assieme alla moglie Daniela e ai suoi due figli, Bruna e Pierluigi.
Carriera, si diceva, che gli ha davvero riservato diverse soddisfazioni, a cominciare da quella, già citata, ottenuta a Cerchio.
«Un’annata irripetibile» – spiega – «e sotto ogni punto di vista: dei punti (ottantasette sui novanta disponibili, ndr), come delle reti all’attivo (centoventi, cinquanta delle quali messe a segno dal bomber Felice Fidanza, ndr) e di quelle al passivo (diciassette, ndr).
«Numeri destinati, per ovvie ragioni, a restare negli annali del calcio dilettantistico e che, oltre a garantirci l’approdo nella categoria superiore, ci valsero svariati riconoscimenti (come migliore società, miglior portiere, miglior attaccante e miglior all’allenatore dell’anno, ndr), sia parte della FIGC che del CONI, con conseguente risalto sui media, visto che di noi parlarono anche alcune testate e trasmissioni sportive nazionali».
E come se non bastasse, ad impreziosire il tutto pure un secondo posto assoluto nella classifica finale del Premio disciplina, per una squadra tanto spettacolare quanto corretta.
Ma se, come più volte ribadito, quella vissuta a Cerchio resta un’esperienza unica, mister Prosia nell’arco di una carriera iniziata, sulla panchina del Casali d’Aschi (Seconda categoria) nella stagione 2002/2003, di traguardi importanti ne ha collezionati più d’uno.
Ovvero cinque promozioni, in aggiunta a svariate finali play off (provinciali e regionali) e a fronte di un unico esonero, patito alla guida dell’Ortigia, nella stagione 2013/2014.
Quanto invece ai campionati vinti, a quello dei record vanno aggiunte le promozioni centrate successivamente: di nuovo col Cerchio, ma dalla Prima categoria alla Promozione (stagione 2012/2013), e quelle dalla Seconda alla Prima categoria ottenute alla guida della Venere Calcio (stagione 2014/2015), del Pescina (stagione 2018/2019, traguardo poi sfumato per problemi societari) e del Marruvium, al termine della stagione 2021/2022.
«Tutto sommato» – il suo commento – «non credo proprio di potermi lamentare, anche se con un pizzico di fortuna in più avrei potuto ampliare la mia bacheca. Personalmente ho sempre lavorato con grande umiltà, dando il massimo, sia dell’impegno che della professionalità, in tutte le squadre che ho avuto l’onore e l’onere di allenare».
A quelle già citate, peraltro guidate a più riprese, va infatti aggiunta anche il TKM Gioia, mentre, a puro titolo di cronaca, va ricordato come, all’esonero patito ad Ortucchio, debbano essere aggiunte le due dimissioni dall’incarico vissute, più di recente, nelle file della Marsicana (stagione 2020/2021) e del Marruvium, giusto un anno fa.
«In riferimento a quest’ultima» desidera precisare il tecnico pescinese – ho preferito fare un passo indietro perché ritengo che un allenatore debba sempre essere messo nelle condizioni di poter operare al meglio, e questo a prescindere dagli obiettivi di partenza.
Quando vengono meno gli stimoli e le condizioni minime, spesso dettate da svariati fattori che non ti consentono di dare più il massimo, la cosa migliore, a mio avviso, è quella di lasciare, ed è proprio ciò che ho fatto».
In oltre vent’anni di onorato servizio, saranno stati tanti i rapporti d’amicizia professionale instaurati. Quali sono i più duraturi o quelli che ricorda con maggior affetto?
«Escludendo dalla lista, per ovvie ragioni, mio figlio Pierluigi (portiere, ndr) che ho avuto il piacere di allenare, ne cito due che hanno un posto davvero speciale nel mio cuore: Alessandro Restaino e Fabrizio Melone, che hanno lavorato con me per oltre un decennio, costellato di successi e risultati importanti.
Ma l’elenco è assai più lungo e anche se sono certo di dimenticarne qualcuno, col quale mi scuso in anticipo, mi piace ricordare ragazzi che hanno quasi tutti fatto una carriera importante, come i fratelli Nico e Felice Fidanza, Danilo Aureli, Massimiliano Zaurrini, Lorenzo Iezzi, Marino Partemi, Francesco Morgani, Daniele Prosia, Francesco Meogrossi e Sandro D’Agostino.
A livello dirigenziale, invece, cito due grandissimi presidenti del Cerchio: Nicola Ciaglia e il compianto Antonio Tarola, senza però dimenticare il vulcanico patron Alessandro Ferzoco, alle cui dipendenze ho lavorato nella Venere Calcio, altra società in cui posso dire di essermi trovato benissimo.
E comunque, senza voler peccare di piaggeria, devo ammettere che ovunque ho lavorato, mi sono trovato bene, essendo quasi sempre supportato dalle rispettive dirigenze».
Nessun rimpianto, insomma… «No, tutt’al più un unico, grande rammarico, se così vogliamo definirlo: quello di aver dovuto rinunciare, per i miei orari di lavoro, ad alcune allettanti proposte ricevute da club di categoria superiore o al di fuori della mia provincia.
Quanto al futuro» – conclude Roberto Prosia – «questo periodo di sosta forzata mi è servito per ricaricarmi a dovere, per cui sono motivato e pronto a ripartire, in presenza di ulteriori sfide e di nuovi progetti importanti da condividere».