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STORIE DI CALCIO puntata n.19 – MIGUEL TORTOLA, UN CITTADINO DEL MONDO PER LA RINASCITA DEL CALCIO A NOCCIANO

di Stefano De Cristofaro

 

Quella dell’Asd Nocciano Calcio è davvero una bella storia di calcio.

Nata l’estate scorsa e proseguita nel corso dei mesi successivi con la partecipazione al campionato provinciale di Terza categoria, ultimo gradino dell’attuale panorama dilettantistico.

Un evento per la verità comune a tanti altri paesi della nostra regione dove, ciclicamente, capita di poter registrare, dopo periodi più o meno lunghi di inattività, il ritorno alla pratica calcistica: quasi sempre dovuto all’iniziativa di un ristretto gruppo di volenterosi, animati dalla comune passione verso questo sport.

La vera particolarità del caso in questione è però rappresentata dal fatto che la presidenza del club sia stata assegnata a un italo-venezuelano: il cinquantenne ingegnere Miguel Tortola, che per anni ha lavorato per la Comunità italiana all’estero, ricoprendo la carica presidenziale anche di Casa Italia a Maracay: il più importante centro italiano di questa città venezuelana, sede anche del comitato “Dante Alighieri”, una delle più importanti associazioni del Venezuela.

Insomma, il classico “cittadino del mondo” che in Abruzzo, e a Nocciano in particolare, ha deciso di metter su radici, interpretando il calcio non solo come semplice svago domenicale ma anche quale canale di integrazione comunitaria.

«Tra i numerosi benefici che gli esseri umani traggono dalla pratica sportiva» – la spiegazione dello stesso Tortola – «non c’è solo l’acquisizione di abitudini di vita sane legate all’attività fisica, ma anche tutti quei valori positivi che lo sport comporta: fair play, collaborazione, rispetto per l’avversario, dedizione e sforzo per raggiungere gli obiettivi, ecc. Inoltre, nel caso di sport di massa come il calcio, si tratta anche di un’opportunità per condividere giornate con altre persone provenienti da ambienti diversi, oltre che un ulteriore modo per integrarsi nella comunità».

Principi e idee che proprio grazie a Tortola e ad alcuni residenti del piccolo Comune dell’entroterra pescarese, hanno dato vita a un giusto mix tra giovani e adulti, creando i presupposti per la nascita di un club che, per stessa ammissione dei diretti interessati, si è posto sin dall’inizio tre obiettivi basilari: 1) far rivivere un’attività sportiva importante, puntando sulla salute fisica e mentale dei suoi ragazzi; 2) creare una squadra composta da giovani uniti dalla stessa passione e voglia di divertirsi, dando di fatto vita a una comunità accogliente e inclusiva; 3) contribuire in ogni modo alla crescita e all’organizzazione del paese e della sua comunità.

«Personalmente» – sottolinea Miguel Tortola – «ritengo fosse doveroso condividere la mia esperienza associativa impegnandomi in un’attività che potesse aiutare e guidare i giovani, a maggior ragione nel caso di un’attività sportiva bella e appassionante come quella calcistica. Siamo riusciti a perseguire i nostri principi cardine dando vita più che a una squadra a una vera e propria famiglia sportiva, creando al contempo i presupposti per un futuro continuo e sostenibile. Anche dal punto di vista dei risultati».

Figlio di genitori italiani, l’ingegner Tortola ha respirato calcio sin da bambino, seguendo a migliaia di chilometri di distanza, le gesta della nazionale azzurra, della quale era ovviamente tifosissimo.

«Non dimenticherò mai» – rammenta tuttora con grande emozione – «l’immensa gioia provata nel 1992 quando a inaugurare Casa Italia vennero i campioni del mondo di Spagna ’82. Un ricordo indelebile che continuo, a distanza di tanti anni, a condividere con quanti all’epoca ebbero la fortuna di viverla assieme a me».

Col tempo il calcio ha continuato a far parte della sua vita: non quello giocato o vissuto da tifoso, ma proprio da un punto di vista strettamente professionale, attraverso tutta una serie di iniziative ad esso legate: dalle infrastrutture alla gestione degli sponsor, passando pure per l’organizzazione di grandi eventi.

«Sentirsi utili e contribuire alla realizzazione di determinati obiettivi è di per sé motivo di grande orgoglio e soddisfazione personale. Sentimenti che ho riscoperto proprio a Nocciano, dove mi è stata offerta questa bellissima opportunità con la creazione di una nuova società di calcio. Differenze tra questo e quello praticato in Venezuela? Beh, lì si avverte molto di più l’influenza del vicino Brasile, per cui si punta molto sul gioco offensivo e, di conseguenza, sullo spettacolo. Finora il Venezuela non ha mai partecipato alla fase finale di un Mondiale ma il movimento è in continua crescita, in un Paese nel quale, è bene non dimenticarlo, il primo sport nazionale era e resta il baseball. I progressi però sono evidenti e una riprova di ciò la si è avuta in occasione della recente amichevole che l’Italia ha disputato a Miami (negli Stati Uniti, ndr) proprio contro la nazionale venezuelana. Sconfitta sì per 2-1 ma uscita a testa dal campo avendo giocato ad armi pari con gli azzurri».

Banale, l’ultima domanda, relativa alla sua squadra (italiana) del cuore: «In Venezuela la stragrande maggioranza degli italiani trapiantati tiene per il Napoli, trattandosi in larga parte di figli di immigrati dal Sud Italia, ma la verità è che, al contrario di quanto accade spesso da queste parti, quando si tratta di seguire una competizione internazionale come ad esempio la Champions League, lì non esiste il tifo contro, ma si parteggia per qualsiasi squadra in quel momento rappresenti l’Italia. Quanto a me» – conclude l’attuale presidente dell’Asd Nocciano Calcio – «sono un simpatizzante della Vecchia Signora…».

 

NELLA FOTO da sinistra verso destra: Miguel Tortola, presidente del Nocciano, Silvio Mignano, ex ambasciatore italiano del Venezuela, e Mariano Palazzo, presidente del comitato venezuelano “Dante Alighieri”.