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STORIE DI CALCIO puntata n.21 – EMANUELE SMARRELLI E IL CALCIO A TOCCO: TRENT’ANNI DI AMORE PURO

di Stefano De Cristofaro

 

 

Nei secoli fedele…

Il motto coniato (nel 1914) in occasione del primo Centenario dell’Arma dei Carabinieri, ben si adatta al 46enne Emanuele Smarrelli. Il motivo non ha però nulla a che vedere con le Forze dell’Ordine, essendo esso legato a ragioni di natura esclusivamente calcistica. Smarrelli infatti, che proprio quest’anno ha iniziato la sua trentesima stagione di attività, ha una particolarità: aver vestito in carriera quasi sempre la stessa maglia. Quella del Michetti, espressione calcistica del suo paese d’origine: Tocco da Casauria, in provincia di Pescara. Il “quasi” è dovuto al fatto che, per un biennio, Emanuele ha militato altrove vestendo, nel primo, le divise del Tirino Bussi e del Piano d’Orta, per poi giocare con quella della Torrese.

«E solo perché» – rivela il diretto interessato, «in quel periodo nel mio paese non si era riusciti a ricostituire una squadra».

Per il resto, il centro del suo mondo calcistico è stato solo e sempre rappresentato dal club del paese natìo, declinato nelle denominazioni societarie di F.P. Michetti e AS Tocco.

«Scelta della quale non mi sono mai pentito per il semplice motivo che quella maglia e quei colori rossoverdi hanno sempre costituito il massimo per me, orgoglioso di poter lottare e rappresentare al meglio il mio paese. Certo, qualche offerta interessante mi è capitata, nel corso degli anni, ma la voglia di non lasciare il campo di casa e i miei amici ha sempre avuto il sopravvento su tutto il resto».

Nato l’11 luglio 1978, Smarrelli svolge da anni la professione di ristoratore (a Villa del Barone, situata, manco a dirlo, a Tocco da Casauria…), trovando comunque il tempo per dar sfogo alla sua grande passione: il gioco del calcio. Disciplina che gli ha comunque regalato delle belle soddisfazioni. Attaccante centrale di ruolo, ha infatti al suo attivo, in circa 700 gare ufficiali di campionato, la bellezza di 290 reti, che salgono a 320 se ad esse aggiungiamo quelle messe a segno nelle Coppe. La stagione più prolifica? Quella vissuta con l’AS Tocco e culminata con la vittoria del campionato di Seconda categoria e la contestuale classifica marcatori, conquistata con 33 gol all’attivo. Quanto alle realizzazioni in una sola gara, il record assoluto è rappresentato dalle cinque reti messe a segno contro il Raiano.

Gol a grappoli insomma, ma anche svariati titoli: personali e di squadra, avendo al suo attivo ben quattro promozioni e due Coppe Abruzzo.

«In realtà» – tiene a dire il bomber rossoverde – «la cosa di cui vado maggiormente fiero è il premio speciale Fair Play ricevuto dalla Federazione nel 2013».

Con quale motivazione? «Per aver fatto convalidare un gol segnato da un avversario ma sfuggito all’arbitro perché la palla era uscita da un buco presente nella rete della porta. E avendo quest’ultimo decretato la rimessa dal fondo a nostro favore, mi sembrò giusto fargli notare cosa fosse in effetti successo, permettendo così agli avversari di godere, giustamente, del gol in effetti segnato».

Quella appena iniziata è la sua trentesima stagione da praticante…

«Una vera e propria vita calcistica, che mi ha permesso di fare ciò che più di tutto desideravo: divertirmi con gli amici, segnando e giocando davanti ai miei compaesani. Posso rivendicare con orgoglio il fatto di aver vinto in tutte le competizioni a cui ho partecipato e di essere, ad oggi, il giocatore di questo club col maggior numero di presenze e di reti all’attivo. Un sogno per uno come me, attaccatissimo alla maglia che indosso».

Dovesse scegliere, tra le tante, la sua stagione ideale, quale indicherebbe?

«Se proprio ne devo citare una, dico senza ombra di dubbio quella in cui vincemmo il campionato di Seconda categoria, sotto la guida tecnica di mister Liucci. Una stagione caratterizzata, come detto, da trentatré segnature personali e da un altro primato a cui tengo molto: quello di essere riuscito a segnare, in tutte le gare disputate in casa, tranne una, sul mio amato campo in terra battuta. E a proposito di Liucci, senza nulla togliere agli altri, è sicuramente lui l’allenatore con cui ho vissuto le mie annate migliori, superando in due occasioni le trenta segnature personali. Un uomo che ha aiutato la mia crescita personale. Dentro e fuori il terreno di gioco».

Il difensore avversario che invece le ha dato più filo da torcere?

«Sicuramente Emiliano D’Orazio, che per fortuna a un certo punto la mia società decise di ingaggiare per cui ci ritrovammo a giocare assieme per diversi anni. Ma ne cito anche un altro, Massimiliano Di Blasio, in forza al Pinetanova, col quale demmo vita a scontri davvero belli e accesi, sfociati poi in un ventennale rapporto di amicizia».

Il gol più bello e quello più importante da lei segnato?

«Ce n’è uno che racchiude entrambe le caratteristiche, ed è quello realizzato in occasione di una giornata storica per il nostro paese, ovvero il primo derby in assoluto tra le due squadre di Tocco: la Michetti, che all’epoca militava in Prima categoria, e l’AS Tocco, iscritta alla Seconda e nella quale io giocavo quell’anno. Si trattava, ovviamente, di una partita del primo turno di Coppa Abruzzo, disputata davanti a ben cinquecento persone e da noi vinta col punteggio di 2-0. L’episodio in questione si verificò intorno al 20′ della ripresa quando, su un lancio del mio compagno di squadra Mariani, feci rimbalzare il pallone per poi colpirlo al volo con un tiro di sinistro che assumendo una traiettoria incredibile andò ad infilarsi proprio all’incrocio dei pali. Il bello è che, al momento, non mi ero nemmeno reso conto di aver segnato e fu il boato del pubblico a farmi capire cosa fosse in effetti successo. A dire il vero» – aggiunge Smarrelli – «mi capitò di segnarne uno simile a Fossacesia, e in quel caso la soddisfazione più grande fu rappresentata dai complimenti ricevuti subito dopo sia dagli avversari che dall’arbitro».

Sarà questa la sua ultima stagione da calciatore?

«Da qualche tempo, ogni anno, poco prima del via, mi capita di pensare una cosa simile ma poi, una volta sceso in campo, dimentico tutto e la mia unica preoccupazione è quella di continuare il più a lungo possibile a divertirmi correndo dietro a un pallone. So che non sarà così per sempre, ma intanto me la godo, almeno finché dura».

L’ultima curiosità è sempre relativa al “dopo”. Come si vede nel ruolo di allenatore?

«Se il riferimento», conclude Emanuele Smarrelli – «è alla guida di una prima squadra non so al momento darle una risposta. Diverso invece è il discorso se si parla di settori giovanili, visto che da ben ventisei anni lavoro nella Scuola Calcio, e appena due stagioni fa ho rinnovato il mio corso da Istruttore di Base di Scuola Calcio. Del resto, da sempre la mia priorità è vedere i bambini felici: meglio ancora quando hanno un pallone tra i piedi. E pensi che molti dei miei attuali compagni d’avventura li ho già allenati nelle giovanili, per cui si potrebbe quasi dire che mi sono costruito con le mie mani la squadra del futuro».