Il gioco da tavolo più bello del mondo.
Per molti, compreso chi scrive, lo è stato (e lo è tuttora), ma sono in tanti, specie i più giovani, che del Subbuteo non sanno praticamente nulla.
Né le origini, né le regole, non avendoci mai giocato, complice una realtà come l’attuale, dominata da pc e videogames.
Una lacuna che quest’anno, grazie alla lodevole iniziativa intrapresa dal Comitato Regionale Abruzzo della LND, è però possibile colmare.
Come? Partecipando attivamente al progetto denominato “Il calcio a portata di mano”, che promuove gli esport, il calcio balilla (o biliardino) e, appunto, il calcio da tavolo, meglio noto come Subbuteo.
Quattro le tappe previste, in occasione delle quali chi vuole, ha avuto l’opportunità di cimentarsi nelle varie discipline recandosi nelle sedi deputate a ospitare l’evento, che infatti si avvia ormai a conclusione: quella di oggi a Lanciano (CH), ospitata all’interno dell’omonimo Centro Commerciale, è la quarta e ultima tappa (a Teramo, Avezzano e Pescara le precedenti, che hanno fatto registrare ottimi numeri in termini di partecipazione e consensi), propedeutica alla finale regionale, in programma il prossimo 5 aprile al Centro Commerciale “Porto Allegro” di Montesilvano.
Questo perché, al di là dell’aspetto puramente ludico, ce n’è anche uno di tipo agonistico: ogni società affiliata alla LND ha potuto infatti iscrivere due atleti/e per ogni disciplina, per un massimo di due squadre. La partecipazione al campionato era totalmente gratuita e le società che al termine dell’intera manifestazione avranno acquisito il titolo di Campione Regionale 2024/2025, otterranno anche il diritto a partecipare alle Fasi Finali Nazionali delle singole discipline.
Restringendo però il campo al solo Subbuteo, vale la pena di approfondire l’argomento approfittando della disponibilità di una vera e propria autorità materia: il quasi 62enne abruzzese (dell’Aquila) Paolo Baglioni, che nella vita di tutti i giorni svolge l’attività di funzionario tecnico dell’Agenzia delle Entrate e di Responsabile della Sicurezza sui luoghi di lavoro, e che a Subbuteo gioca da una vita, avendo iniziato giovanissimo.
«La mia passione per questo splendido gioco» – conferma il diretto interessato – «nasce negli anni Settanta, quando frequentavo le scuole medie, e grazie all’amicizia, tuttora solida, con un compagno di classe che aveva il campo montato in mansarda. Sono stati anni bellissimi, pieni di incontri e di socialità. Ci si vedeva nei garage, in soffitta, per chi aveva la fortuna di averle, oppure montando il campo all’occorrenza, come facevo io, tenendolo per il resto del tempo in verticale dietro la porta della cameretta, condivisa con mia sorella, col risultato di vedere porte e staccionata sistematicamente danneggiate!
Ricordo ancora, infatti, l’invidia che provai quando conobbi il presidente del primo Club Aquilano (il Dark Valley, vincitore della Coppa Italia nel 1981, ndr) Pietro Gola, che lo teneva in un ingresso molto ampio, al centro della casa.
Per un periodo, pur non avendoci rinunciato a favore dei video giochi, avevo abbandonato la pratica, che ho però ripreso nel 2016, avendo casualmente scoperto che alcuni amici avevano come punto di ritrovo un centro sportivo il cui proprietario, Danilo Valloni, grande appassionato del gioco, aveva messo a disposizione un retro bottega molto bello. Da allora ho ripreso sul serio l’attività, che assieme ad altri amici porto avanti, essendo nel frattempo diventato presidente del Subbuteo L’Aquila Club, nonché Istruttore Federale Under. Personalmente partecipo da agonista al campionato nazionale di Serie D e alla Coppa Italia, oltre ad alcuni tornei regionali utili per il ranking, indispensabile per la partecipazione ai Campionati Italiani Individuali e agli Open in giro per l’Italia».
Ci spiega, nel dettaglio, il gioco?
«Il Subbuteo ha diverse sfaccettature. Negli anni ha subito parecchie evoluzioni, sia nelle regole che nei materiali, fino alla versione più attuale denominata Calcio da Tavolo (CdT). Resiste però il Subbuteo Tradizionale e, addirittura, tengono duro anche alcuni nostalgici degli anni Settanta che praticano l’Old Subbuteo. La Federazione riconosce solo le prime due specialità, inserite nel circuito federale e dotate di ranking, mentre l’Old, legato rigorosamente ai soli materiali dell’epoca, viene giocato esclusivamente nei club privati, e qui all’Aquila ce n’è uno, all’interno della Birreria Gran Sasso, che conta una decina di appassionati.
Le altre due specialità si sono invece evolute, nel corso degli anni, sia nelle regole che nei materiali, che si differenziano però profondamente.
Il Subbuteo Tradizionale è rimasto più fedele alle origini (ossia all’Old, ndr) ma ha aperto a nuove basi e a nuovi tessuti per i campi, più performanti e scorrevoli, mantenendo però le regole pressocché invariate rispetto agli anni Ottanta.
Il CdT (Calcio da Tavolo, ndr) è invece la vera evoluzione: sono rimaste le regole base del Subbuteo, ma molte si sono riadattate a un gioco più veloce e dinamico dettato dai nuovi materiali, in evoluzione continua: dalle nuove porte in metallo e dai portieri molto più grandi e funzionali a una strategia di gioco che, venendo meno con le basi moderne la possibilità di eseguire il classico “girello”, prerogativa quasi esclusiva delle vecchie basi più tondeggianti, si avvicina molto a quella degli scacchi, in cui l’avversario che difende deve fare le contromosse prevedendo e anticipando il gioco dell’attaccante in possesso di palla, al fine di impedirgli o rendergli più complicata la mossa successiva.
Nel nostro Club si gioca prevalentemente al CdT, anche se, sia pur occasionalmente, cerchiamo di mantenere viva anche la pratica del Subbuteo Tradizionale che ci vede protagonisti, durante l’anno, di vari eventi, come ad esempio il Trofeo delle Regioni».
Qualche dato, su scala nazionale e regionale, relativo ad affiliati e attività dei club?
«Al 2023, la Federazione Italiana Sportiva Calcio Tavolo (FISCT) contava circa 129 club affiliati per un totale di circa 2.000 membri, salito a 2.500, secondo dati più recenti, che testimoniano una costante crescita del movimento, dovuto a un ritrovato interesse per il calcio da tavolo. Numeri ovviamente non paragonabili a quelli della cosiddetta epoca d’oro, a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. Quanto all’Abruzzo, ad oggi i club ufficiali della regione sono tre: la Ves Gentes di Chieti, il Subbuteo Club Pescara e noi del Subbuteo Club L’Aquila, per un totale di una trentina di tesserati.»
Abruzzo che si è sempre fatto rispettare, a livello di risultati.
«Verissimo» – sottolinea con orgoglio Baglioni, snocciolando un po’ di nomi: «Oltre al già citato Piero Gola, ricordo altri due aquilani: Andrea Antiga, campione italiano Juniores nel 1980 e nel 1982, e Pierpaolo Pesce, che si aggiudicò lo stesso titolo nel 1981. Altri subbuteisti degni di menzione sono il giovanissimo Alberto Giona Barattucci, di Spoltore, che nel settembre dell’anno scorso ha conquistato il titolo mondiale con la nazionale italiana Under 12, e Fabrizio Fedele, di Cepagatti, medaglia d’oro, nella categoria a squadre Veteran (riservata agli over 45, ndr) ai campionati Europei del 2023. Oltre al sottoscritto, vincitore nella categoria Veteran dei recenti campionati regionali di Calcio da Tavolo e terzo classificato nell’edizione 2022 del torneo nazionale “Guerin Subbuteo”, cito, in ordine sparso, i pescaresi Jacopo Giampaola, Andrea Di Vincenzo (campione italiano Under 15 nel 1984, nonché campione del mondo di CdT a squadre, nel 2014) e Lionello Palmieri, il chietino Stefano Raponi, gli aquilani Stefano Pacitti, Gianriccardo Colucci e Gabriele Silveri (campione del mondo 2024 con la nazionale italiana di Subbuteo Tradizionale) e infine Massimiliano Nastasi, altro campione del mondo 2014 di CdT a squadre. Atleti che rappresentano l’eccellenza del Subbuteo abruzzese, contribuendo alla sua vitalità».
Eppure… «Il problema principale non è rappresentato dalla mancanza di interesse, ma dalla totale assenza di spazi adeguati in cui allenarsi e fare opera di proselitismo. Lo sappiamo bene noi aquilani, che pur avendo chiesto a destra e a manca, abbiamo ottenuto solo la disponibilità, grazie alla locale ARCI, di una saletta, per un giorno alla settimana».
Ben vengano quindi iniziative come quella intrapresa dalla LND Abruzzo…
«Sicuramente, visto che eventi del genere, sia pur collocati all’interno di un centro commerciale e non in una sede specifica, non possono che portare benefici a tutto il movimento, in prospettiva. Dico questo perché la pratica del Subbuteo necessiterebbe di attenzione e concentrazione, non del tutto semplici da raggiungere in un posto chiassoso e ricco di distrazione. È anche vero però che da qualche parte bisognava pur iniziare e l’apporto, assai prezioso della LND, i cui mezzi sono sicuramente superiori ai nostri, non può che essere salutato in maniera positiva, con l’auspicio che le prossime edizioni vadano ancora meglio».
In buona sostanza, cosa si sente di dire ai ragazzi di oggi per convincerli ad avvicinarsi a questo bellissimo gioco?
«Se avessi la risposta giusta, sarei pieno di Under nel mio club e anche i miei figli, che non hanno evidentemente ereditato appieno la passione del papà, giocherebbero a Subbuteo!
Scherzi a parte», conclude Paolo Baglioni, «è assai difficile trovare gli argomenti giusti per chi, come loro, è quotidianamente bombardato da mille distrazioni e attrazioni, per non parlare dei tanti impegni extra scolastici mentre a noi, all’epoca, bastava stendere quel panno verde e giocare, in un mondo in cui le uniche alternative erano rappresentate dal biliardino o dai flipper, che però stavano nei bar.
Che dire quindi? Posso solo invitarli a provare, nella speranza di far scattare in loro la cosiddetta scintilla. Quella che da ragazzi ci immergeva in una realtà diretta e non artefatta come quella degli attuali videogiochi. Una realtà fatta di strategie tattiche, di manualità e creatività (per coloro, ed erano tanti, che amavano dipingere le proprie squadre, personalizzandole, ndr), di giorni e giorni passati ad allenarsi al fine di perfezionare il tiro o il tocco di palla, per poter poi affrontare dal vivo, e non dietro uno schermo, il proprio avversario, dando vita a sfide tanto appassionanti quanto combattute, dalle quali però nascevano spesso amicizie altrettanto forti e durature.
Insomma, se in passato questo gioco ha emozionato e appassionato intere generazioni di ragazzi e ancora oggi riesce ad affascinare chiunque lo scopra, è proprio perché ci sono mille motivi che lo rendono unico ed affascinante!».
di Stefano De Cristofaro