Chissà se adesso che è un nonno amatissimo, Angelo Prospero, avrà raccontato loro, magari davanti al caminetto, le imprese compiute dal suo Paganica nell’ormai lontana stagione 1993/1994.
Quella conclusasi con una fantastica e storica accoppiata, avendo la squadra da lui allenata vinto, nella stessa annata, sia il campionato di Eccellenza (costituito nel ‘91 dalla LND Dilettanti) che la Coppa Italia di categoria.
Un “double”, il suo, che ha pochi riscontri nella storia del calcio dilettantistico abruzzese e che merita dunque di essere celebrato degnamente da chi, ben trentuno anni fa, lo ha vissuto da protagonista e dalla panchina, essendo appunto stato, Prospero, il responsabile tecnico di quella squadra straordinaria.
“Di tempo ne è passato davvero tanto e ciò nonostante i ricordi di quel periodo sono ancora nitidissimi“. A parlare così è proprio l’ex trainer aquilano, nato nel capoluogo il 16 ottobre 1950.
Una vita, la sua, lungamente segnata dal calcio, che lo ha visto ricoprire dapprima il ruolo di giocatore e poi quello di allenatore.
“Ho iniziato a giocare – racconta il diretto interessato – all’età di sedici anni, ricoprendo il ruolo del difensore nelle file dell’Unione Sportiva Acli per poi essere tesserato, a diciannove, dall’Aquila Calcio ed esordire in prima squadra a Sora. Nel ’71, complice il servizio militare (svolto a Roma, ndr), venni ceduto in prestito al Palombara Sabino, club dell’Eccellenza laziale“.
Assolti gli obblighi di leva, Prospero torna in Abruzzo e con la maglia del Montereale vince il campionato di Prima categoria per poi vestire, negli anni successivi, quelle del Pratola Peligna e del Raiano.
Risale invece ai primi anni Ottanta il passaggio dal campo alla panchina: un percorso iniziato a Celano e proseguito, subito dopo, alla guida del Vestina San Demetrio e dell’Arischia. Nella stagione 1989/1990 assume invece il ruolo di responsabile tecnico del settore giovanile del Paganica, passando poi alla prima squadra, che allena per quattro anni (tra il 1991 e il 1995) portandola dal campionato di Prima categoria alla serie D (dove si piazzerà al quinto posto), centrando tre promozioni di fila e una Coppa Italia di Eccellenza.
Ma proprio nel periodo migliore per lui, arriva la scelta di staccare la spina…
“Per seguire più da vicino i miei figli, assecondandoli anche nelle loro passioni sportive” – la spiegazione data dal trainer aquilano, che nella vita di tutti i giorni ha svolto la professione di agente assicurativo.
“Seguita – tiene a sottolineare – da quella di nonno a tempo pieno, avendo quattro splendidi nipoti che riempiono le mie giornate. Tornando invece alla parte calcistica, dopo la pausa volontaria, decisi di tornare in pista (di nuovo in Eccellenza, ndr) ma con un incarico differente: quello di direttore generale dell’Aquila Calcio. Ruolo che svolsi fino a dicembre del 2008 (si tratta della stagione poi sospesa a seguito del terribile terremoto dell’aprile 2009… ndr) per poi assumere la guida tecnica“.
E siccome “buon sangue non mente” il ritorno alle origini si rivelò quanto mai fruttuoso: con lui in panchina infatti i rossoblù, all’epoca piazzati al quinto posto, recupereranno ben undici punti alla capolista Miglianico, che alla fine centrerà comunque il salto di categoria, accompagnata a fine stagione dalla stessa compagine aquilana, promossa d’ufficio per motivi di straordinarietà legati all’evento sismico.
“Un risultato – evidenzia Prospero – ottenuto nel contesto di una stagione luttuosa, ma che anche per questo motivo, conserva un posto speciale nel mio cuore, anche perché a impreziosirla ulteriormente provvide la conquista della Coppa Italia di Eccellenza.
Esoneri? Ne ho patito uno solo, a Celano, a metà della mia seconda stagione alla guida dei marsicani“.
Tornando al tema centrale del discorso, che ricordi ha di quella stagione contrassegnata, a Paganica, dal “double”?
“Ovviamente bellissimi, tant’è che ancora oggi, di tanto in tanto e a dispetto degli anni, mi piace partecipare a delle riunioni conviviali con i miei ex giocatori, ai quali sono rimasto assai legato. Allo stesso modo ricordo con analogo affetto i nostri avversari dell’epoca, ovvero tecnico e giocatori della Renato Curi, che chiuse la stagione al secondo posto, staccata di cinque lunghezze (all’epoca la vittoria valeva ancora due punti, ndr), contro le sette di vantaggio accumulate nei confronti di un’altra avversaria blasonata come il Lanciano, senza dimenticare club del calibro del Penne, della Rosetana, del Miglianico e dell’Amiternina.
E sempre a proposito della Curi, all’epoca presieduta dal dottor Daniele Ortolano, mi ha fatto molto piacere rivederlo e salutarlo a distanza di tanti anni, in occasione dell’evento tenutosi il 18 maggio scorso a Roseto degli Abruzzi, nel corso del quale sono state premiate tutte le squadre di Eccellenza promosse nel corso di questi anni“.
E della Coppa Italia, conquistata in quella stessa stagione?
“Di quella, che ha comunque rappresentato un’altra bellissima impresa, per me e i miei ragazzi, non ho ricordi nitidissimi, se non che riuscimmo a spuntarla battendo in finale il Miglianico col punteggio di 3-1, se non sbaglio“.
A cosa è dovuto il suo ritiro dalle scene?
“È stata una decisione personale presa sia perché gli anni passano per tutti ma anche per un altro motivo, ovvero da quando, anche in ambito dilettantistico, hanno cominciato a circolare sempre più ragazzi col procuratore“.
Dovesse tracciare un bilancio finale e complessivo della sua esperienza calcistica?
“Positivo sotto ogni punto di vista, ma la soddisfazione più grande – conclude Angelo Prospero – o per meglio dire la cosa di cui vado più orgoglioso, è di essere riuscito a mettere in pratica nel miglior modo possibile le idee e i consigli ricevuti dal grande Guido Attardi: campione vero, nello sport come nella vita“.
di Stefano De Cristofaro
L.N.D. Comitato Regionale Abruzzo