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STORIE DI CALCIO puntata n.8 – MADRE E FIGLIA

di Stefano De Cristofaro

 

L’amore tra una madre e una figlia ha tante sfaccettature. Una delle più diffuse riguarda la pura e semplice condivisione di una passione. Solitamente rappresentata da comuni gusti musicali, cinematografici o altro. A volte però capita anche di ritrovarsi ad amare la stessa disciplina sportiva. Rari però sono i casi in cui ad essa si riesce ad abbinare anche la pratica, per ragioni più che altro oggettive come quelle anagrafiche. Ecco perché la storia di Laura D’Alma (la mamma) e Chiara Pompei (la figlia), compagne di squadra nelle file della Promosport Taim Aut di Cappelle sul Tavo, formazione militante nella serie C femminile di calcio a cinque, merita di essere raccontata.

La prima è nata nel 1976, la seconda nel 2008: trentadue anni di differenza che non hanno però impedito loro di condividere la medesima attività sportiva. «Non che sia una cosa facile, soprattutto per me, ma sono sacrifici che si fanno volentieri, essendo ampiamente ripagati». A parlare così è, ovviamente, mamma Laura, che pur avendo un lavoro quotidiano da svolgere, una famiglia (completata dal marito Cristian e dal figlio diciottenne Matteo), riesce comunque a trovare anche il tempo per allenamenti e partita domenicale. «Come detto» – sottolinea – la vera difficoltà è quella di riuscire a conciliare i rispettivi impegni: i miei e quelli scolastici di Chiara ma alla fine, con un po’ di buona volontà e, soprattutto, di organizzazione, la cosa è fattibile, per la soddisfazione di entrambe, che a questo piccolo sfizio comune non intendiamo rinunciare. Almeno sinché sarà possibile».

E il resto della famiglia come ha preso questa vostra iniziativa? «All’inizio erano un po’ scettici, pensando magari che ci saremmo presto stufate, ma col passar del tempo hanno preso atto della cosa e ora ci seguono con interesse. Del resto, anche mio marito gioca a calcetto, sia pur per semplice divertimento, mentre Matteo (il primogenito, ndr) predilige dedicarsi alla palestra». E con Chiara, invece? «Tutto bene, nel senso che abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto, cementatosi anche grazie a questa comune passione per il futsal». Che mamma Laura aveva in realtà praticato anche in gioventù: «A dire il vero» – precisa la diretta interessata – «ho iniziato tardi, ovvero a ventidue anni e nel calcio a undici. Dopo una prima e breve esperienza col Montesilvano, ho vestito per tre anni la maglia dell’Ortona, in serie C, ma essendo in attesa del mio primo figlio, ho lasciato l’attività agonistica per poi riprenderla solo nel 2014, avendo nel frattempo avuto la possibilità di allenarmi di sera, sempre nel calcio a undici, con la maglia dell’Olimpia Femminile».

L’incontro col futsal è quindi abbastanza recente… «Esatto. Risale proprio alla stagione in corso ed è nato proprio dall’esigenza di condividere qualcosa al di fuori del contesto prettamente famigliare. Chiara infatti, che aveva anche lei iniziato col calcio a undici, militando per un paio di anni nelle file dell’Accademia Calcio della Sampdoria, per poi lasciare e dedicarsi ad altre discipline sportive quali il nuoto e l’atletica».

Un ritorno di fiamma per entrambe, insomma… «In effetti è proprio così e a farci optare per il calcio a cinque è stata anche la possibilità di poter svolgere gli allenamenti nel tardo pomeriggio.

Presupposto indispensabile, visti i rispettivi impegni. Chiara comunque, quando può, si diletta anche nel calcio a undici, avendo peraltro iniziato la stagione nelle file del Sambuceto». Cosa vi dicono le vostre compagne di squadra? «Ovviamente per tutte loro si tratta di una novità assoluta, visto che l’età media del gruppo non supera i vent’anni e io rappresento dunque una vera e propria eccezione. Devo dire però che mi hanno da subito accettata senza problemi e molte di loro, anzi, invidiano questo nostra complicità, anche in un ambito per così dire inedito».

Chi è la più brava delle due? «Mia figlia, e non solo per una questione puramente anagrafica, anche se lei, per carattere, tende sempre a sminuirsi, nel senso che non crede molto in sé.

Motivo in più» – conclude Laura D’Alma – «per confrontarsi al riguardo e continuare a vivere, sinché sarà possibile, questa esperienza. Che entrambe consideriamo più che positiva. Da ogni punto di vista».