Nel nome del padre.
A qualcuno potrà sembrare un accostamento blasfemo ma non è affatto così.
Per averne conferma basta ascoltare le parole di Stefano Anzideo, attuale presidente del Miglianico Calcio, formazione militante nel girone chietino del campionato di Terza categoria.
Un vero e proprio “figlio d’arte”: suo padre Paolo, venuto a mancare un anno fa, ha infatti ricoperto per ben trent’anni (dal 1980 al 2010) la presidenza dell’A.S. Miglianico Calcio, portandola addirittura a giocare in serie D.
Avvocato dal 2005 e notaio (titolare di due studi, con sedi a Pescara e Pianella) dal 2013, Stefano è sposato (dal 1999) con Alessia e ha due figli: Mariagiulia, di ventuno anni, e Augusto, di quindici.
Legatissimo ai suoi due fratelli, Antonio e Massimo, condivide con loro ogni decisione importante: il tutto sotto la supervisione dell’adorata mamma Anna.
Un gruppo a dir poco granitico, che ha ovviamente condiviso all’unanimità il progetto in questione.
«L’idea, spontanea e dirompente» – spiega Stefano – «è figlia della viscerale e congenita passione tramandataci da nostro padre. La stessa che lo ha portato a gestire il club per così tanto tempo. Per questo quando, nel dicembre scorso è venuto improvvisamente a mancare e, nello stesso periodo, si è verificato il trasferimento del titolo sportivo da Miglianico a Lanciano privando di fatto la nostra comunità di una squadra di calcio, abbiamo iniziato a pensare che qualcosa andava fatto. Per il bene dello sport locale e per onorare al meglio la figura di nostro padre. Tra l’altro, quello di ricominciare a fare calcio era un progetto a cui io e i miei fratelli pensavano già da un po’, essendo passati diversi anni da quando lui aveva deciso di uscire dal calcio, nel lontano 2010».
Idea divenuta poi realtà grazie al fondamentale apporto di alcuni amici, accomunati dalla stessa passione di famiglia: «Accanto al sottoscritto» – prosegue – «al quale è stata assegnata la carica di presidente, opera un ristretto gruppo di persone, ognuna delle quali ricopre un importante ruolo.
Motivo per il quale ci tengo a citarli uno per uno, a cominciare dai miei due fratelli, entrambi vice-presidenti del club nato nella tarda primavera di quest’anno. Antonio si occupa in modo eccellente degli sponsor, assicurandoci il sostegno economico delle attività locali e consentendoci di far fronte alle notevoli spese di gestione. Inoltre ci rappresenta sia a livello istituzionale che sportivo, curando i rapporti con Comune, Lega e con gli altri club.
Massimo, invece, è il responsabile dell’area medico/farmaceutica. Organizza le visite di idoneità sportiva e gli esami diagnostici in caso di infortuni. Gestisce l’uso del defibrillatore (a proposito del quale in società ci sono ben sette elementi abilitati, avendo seguito un corso tecnico-pratico organizzato dalla ASL, ndr) ed è anche colui abilitato a tenere i conti in ordine, tra entrate e uscite».
E gli altri? «Il terzo vice-presidente, nonché main sponsor del club con la SICMA, è Gianni Aurora, altro “figlio d’arte”: suo padre Mario infatti è stato anch’egli uno storico presidente del club, formando con mio padre un binomio tanto affiatato quanto vincente. Lui conosce un po’ tutti in ambito dilettantistico ed è quello che ci mette in contatto con i calciatori che potrebbero fare al caso nostro. Poi c’è il direttore sportivo Pierluigi Biasone, che è il motore e l’anima della società: generoso e competente, è l’uomo su cui fare affidamento per qualsiasi necessità e in qualsiasi momento. A completare lo staff c’è Rodolfo Antonelli, il nostro tuttofare: è lui che organizza e gestisce, gelosamente, il materiale sportivo, assistendo il mister nella organizzazione degli allenamenti.
Insomma, un bel gruppo di amici, cresciuti assieme nelle giovanili del Miglianico e grandi sostenitori del club. Per il quale, e ci tengo a sottolinearlo, si spendono prestando del tutto gratuitamente i loro servizi».
L’ultima parentesi è dedicata all’allenatore, Gianfranco Pesce: «La migliore guida tecnica che potessimo scegliere, con una intuizione tanto ponderata quanto fortunata. Ripartendo da zero, avevamo bisogno di un uomo di grande personalità, che ci aiutasse in poco tempo a reperire i giocatori e che avesse il carisma per assemblarli in fretta, facendo da chioccia ai nostri tanti giovani. Pesce era fermo da diversi anni come allenatore, avendo optato per il ruolo di direttore sportivo. Ciò nonostante ha accettato la nostra proposta con un entusiasmo travolgente, sposando completamente il nostro progetto e dedicandosi ai nostri giovani con un livello di serietà, professionalità e dedizione che ci rendono molto orgogliosi.
È inoltre coadiuvato da Arnaldo Leonzio, il preparatore atletico, e dal preparatore dei portieri Andrea Ronchi, il cui contributo è altrettanto prezioso».
Due battute sulla rosa? «Più della metà è composta da ragazzi di Miglianico, che oltre a rappresentare il futuro della nostra società, simboleggiano al meglio i valori che ci ispirano: di serietà, sobrietà e rispetto delle regole. Preferisco non nominarli, per non fare un torto agli altri, ma mi sia consentita un’eccezione, relativa al più piccolo del gruppo, Piero Biasone: un 2006 miglianichese DOC, che oltre a vantare trascorsi nelle giovanili del Pescara è il nostro attuale capocannoniere. Un vero lusso, per queste categorie».
Quali sono i vostri obiettivi, immediati e futuri?
«Quella di ripartire dalla Terza rinunciando all’idea di rilevare il titolo sportivo di qualche club di categoria superiore, è stata una scelta ben precisa. Abbiamo cioè preferito sposare la politica dei piccoli passi e anche se preferiamo non fare proclami, siamo ambiziosi e a medio/lungo termine ci piacerebbe tornare ai fasti di un tempo. I presupposti sinora sono buoni: a livello gestionale abbiamo creato una dirigenza e uno staff tecnico molto organizzati e competenti. Inoltre, dal punto di vista economico, abbiamo avuto un riscontro straordinario dagli sponsor che avendoci assicurato fiducia e sostegno ci inducono a guardare il futuro con un certo ottimismo».
In quali rapporti siete con le altre realtà del paese?
«A Miglianico esiste da qualche anno la Miglianisport, ambiziosa società di calcio a cinque con annesso settore giovanile di calcio a undici. Promossa ed egregiamente diretta dal suo giovanissimo presidente Tony Mattioli, col quale siamo in costante contatto e credo che in futuro sarà inevitabile unire le forze, nell’interesse stesso della nostra Miglianico».
Il calcio locale deve molto a suo padre Paolo. Un giudizio sul suo operato?
«Lui è stato ed è un’autentica istituzione qui a Miglianico. Un punto di riferimento per il calcio locale, un esempio di serietà, dedizione, passione per lo sport e legame indissolubile con la nostra comunità. Il calcio e il paese gli devono tantissimo, e non solo per gli straordinari risultati sportivi ottenuti. Mi piace ricordare, infatti, che ai tempi della sua presidenza, il settore giovanile era gratuito. Per tanti ragazzi è stato un secondo padre. Li accompagnava personalmente a praticare calcio in giro per l’Abruzzo, mettendo a loro disposizione tutto l’occorrente: kit di allenamento, divise, scarpini e quant’altro. So di essere di parte ma mi sento davvero un privilegiato ad avere avuto un padre simile».
Che ricordi ha di lui, in ambito calcistico?
«Difficile rispondere in un periodo così esteso, essendo durato ben trent’anni. Che ho avuto la fortuna di vivere in costante e stretta simbiosi con lui. Se proprio dai tanti dovessi estrapolarne uno, cito la sua presenza alle mie partite nelle giovanili: una presenza che mi dava un’emozione indescrivibile».
E di quegli anni d’oro, tra Eccellenza e serie D, ha qualche aneddoto particolare da riferire?
«Anche qui l’elenco sarebbe lungo. Meglio restringere il pensiero alle innumerevoli trasferte della domenica. Quando cioè si partiva con la macchina guidata da mio padre, insieme ad altri due dirigenti. Nel viaggio di andata si respirava una tensione prepartita incredibile; si analizzava l’operato del mister e dei singoli calciatori durante gli allenamenti della settimana. E altrettanto si può dire dei viaggi di ritorno, essendo tutti ancora provati dallo stress e dalla tensione della partita appena disputata. Tra i ricordi più cari, invece, c’è lo spareggio disputato per accedere la prima volta in Eccellenza. Giocammo sul campo neutro di Sulmona e in quell’occasione si registrò un’autentica invasione di tifosi miglianichesi. Fu una partita tiratissima, vinta grazie a un gran gol di Rossano Ciampoli. E la festa che ne seguì fu tanto inebriante, quanto indimenticabile. Quanto poi ai protagonisti del campo» – prosegue Stefano Anzideo – «mi piace, su tutti, ricordare mister D’Incecco, grande motivatore e autentico guerriero, mentre tra i calciatori il mio pensiero va a Martinelli, raffinatissimo regista, a Caposano, mediano inesauribile, a Ricciutelli, che mi piace definire “bomber generoso”, e alla insuperabile coppia difensiva composta da Erodiani e Catani».
In definitiva, ritiene sia possibile, per il calcio miglianichese, tornare ai fasti di un tempo?
«Praticare sport a livello dilettantistico» – la chiosa finale dell’attuale presidente – «in piccoli centri comporta sempre un grande impegno: sia in termini di tempo, che di denaro, ma l’entusiasmo della gente che avvertiamo attorno a noi ha un valore inestimabile e ci assicura una grande forza. Come ho già detto, preferiamo non fare proclami, ma posso garantire che il nostro è un progetto ambizioso e, soprattutto, credibile. I presupposti, insomma, sono eccellenti».
Parola di Anzideo…
di Stefano De Cristofaro